Vox in Excelso
Clemente vescovo, servo dei servi
di Dio, a perpetuo ricordo dell'avvenimento. Si e udita, nell'alto, una
voce di' lamento, di pianto e di lutto. Poiche e venuto il tempo nel quale
il Signore si lamenta per bocca del profeta: Questa casa si e trasformata
Per une in causa di furore e di indignazione,- e sara tolta via dal mio
cospetto per la malvagita dei suoi figli, perche essi mi provocarono all'ira,
rivolgendomi le spalle, non la faccia, e collocando i loro idoli nella
(mia) casa, nella quale e stato invocato il mio nome, per contaminarla.
Costruirono alture in nome di Baal, per iniziare e consacrare i loro figli
agli idoli e ai demoni. Hanno Peccato gravemente come nei giorni di Gabaa.
All'udire questa voce orrenda, e per l'orrore di tanta ignominia, - chi
intese mai, infatti, una tale cosa? chi vide mai una cosa simile? - Caddi
nell',udirla, mi rattristai nel vederla, il mio cuore si amareggio, e
le tenebre uni fecero rimanere stupefatto. Infatti la voce del popolo
(sale) dalla citta, la voce (esce) dal tempio, (e) la voce del Signore
che rende la mercede ai suoi nemici. E il profeta e costretto ad esclamare:
Da ad essi, Signore, un seno senza figli, e mammelle senza latte. La loro
malizia si e resa manifesta per la loro perdizione. Scacciali dalla tua
casa, e si secchi la loro radice ; non portino frutto; non sia piu, questa
casa, causa di amarezza, e spina di dolore. Non e poca, infatti, la sua
infedelta: essa che immola i suoi figli e li da e li consacra ai demoni
e non a Dio, a dei che essi ignoravano. Quindi questa casa sara abbandonata
e oggetto di vergogna, maledetta e deserta, sconvolta, ridotta in polvere,
ultimo deserto, senza vie, arido per l'ira di Dio, che ha disprezzato.
Non sia abitata, ma venga ridotta in solitudine; tutti si meraviglino
di essa e fischino con disprezzo sulle sue piaghe. Dio, infatti non ha
scelto la gente per il luogo, ma il luogo per la gente. Quindi il luogo
stesso del tempio partecipa dei mali del popolo: cosa che il Signore disse
chiaramente a Salomone, quando questi gli edifico il tempio, e fu riempito
dalla sapienza come da un fiume: Se i vostri figli si allontaneranno da
me, non seguendomi e non onorandomi, ma andando dietro e onorando gli
dei degli altri, e adorandoli, li scaccero dalla mia faccia, e li allontanero
dalla terra che diedi loro, rigettero dal mio cospetto il tempio che resi
santo col mio nome, e sara portato di bocca in bocca, e diventera l'esempio
e la favola dei popoli. Tutti i passanti, vedendolo, si meraviglieranno,
e fischieranno, e diranno: "Perche il Signore ha trattato cosi questo
tempio e questa casa?" E risponderanno: "Perche si sono allontanati
dal Signore, loro Dio, che li ha comprati e riscattati, ed hanno seguito
Baal ed altri dei e li hanno onorati e adorati. Per questo il Signore
ha fatto si che accadesse loro questa grande disgrazia".
Gia dalla nostra elevazione al sommo pontificato, anche prima che ci recassimo
a Lione dove abbiamo ricevuto la nostra incoronazione; e poi dopo, sia
li che altrove, qualche relazione fattaci in segreto ci informava che
il maestro, i priori, ed altri frati dell'ordine della milizia del Tempio
di Gerusalemme, ed anche l'ordine stesso - essi che erano stati posti
nelle terre d'oltremare proprio a difesa del patrimonio di Nostro Signore
Gesu Cristo, e come speciali e principali difensori della fede cattolica
e della Terra Santa, sembravano curare piu d'ogni altro tutto cio che
riguarda la stessa Terra Santa, per cui la sacrosanta chiesa Romana, trattando
gli stessi frati e l'ordine con una particolare benevolenza, li ha armati
col segno della croce contro i nemici di Cristo, li ha esaltati con molti
onori e li ha muniti di diverse esenzioni e privilegi; e che in molti
modi erano, proprio per questo, aiutati da essa e da tutti i buoni fedeli
di Cristo con moltiplicate elargizioni di beni - essi dunque contro lo
stesso Signore Gesu Cristo erano caduti in una innominabile apostasia,
nella scelleratezza di una vergognosa idolatria, nel peccato esecrabile
dei Sodomiti e in varie altre eresie.
E poiche non era verosimile e sembrava incredibile che omini tanto religiosi,
i quali avevano sparso spesso il loro sangue per il nome di Cristo, e
che esponevano frequentemente le loro persone ai pericoli mortali e che
mostravano grandi segni di devozione sia nei divini uffici, quanto nei
digiuni e in altre pratiche di devozione, fossero poi cosi incuranti della
propria salvezza, da perpetrare tali enormita specie se si considera che
quest'ordine ha avuto un inizio buono e santo e il favore dell'approvazione
dalla sede apostolica, e che la sua regola, perche santa, degna e giusta,
ha meritato di essere approvata dalla stessa sede - non volevamo prestare
orecchio a queste insinuazioni e delazioni, ammaestrati dagli esempi del
Signore stesso e dalle dottrine della sacra scrittura.
Ma poi il nostro carissimo figlio in Cristo Filippo, illustre re dei Francesi,
cui erano stati rivelati gli stessi delitti, non per febbre di avarizia
- non aveva, infatti, alcuna intenzione di rivendicare o di appropriarsi
dei beni dei Templari; nel suo regno, anzi, li trascuro tenendosi del
tutto lontano da questo affare - ma acceso dallo zelo della vera fede,
seguendo le orme illustri dei suoi progenitori, volendo istruirci ed informarci
a questo riguardo, ci ha fatto pervenire per mezzo di ambasciatori o di
lettere, molte e gravi informazioni.
Le voci infamanti contro i Templari ed il loro ordine si facevano sempre
piu consistenti e persino un soldato dello stesso ordine, appartenente
all'alta nobilta, che godeva nell'ordine di non poca stima, depose dinanzi
a noi, segretamente e sotto giuramento, che egli, quando fu ammesso nell'ordine,
per suggerimento di chi lo ammetteva, e alla presenza di alcuni altri
Templari, aveva negato Cristo ed aveva sputato sulla Croce che gli veniva
mostrata da colui che lo riceveva nell'ordine. Egli disse anche di aver
visto il maestro dei Templari (che ancora vive) ricevere nello stesso
ordine d'oltremare un soldato allo stesso modo, cioe col rinnegamento
di Cristo e con lo sputare sulla Croce, alla presenza di ben duecento
frati dello stesso ordine, e di aver sentito che si diceva esser quello
il modo normale osservato nell'ammettere i frati dello stesso ordine:
cioe che, dietro suggerimento di chi riceveva o di un suo delegato a questa
cerimonia, colui che veniva ammesso doveva negare Gesu Cristo, e sputare
sulla Croce che gli veniva mostrata, come segno di disprezzo a Cristo
crocifisso, e che sia chi ammetteva, sia chi veniva ammesso compiva altre
azioni illecite e sconvenienti all'onesta cristiana, come egli stesso
allora confesso dinanzi a noi.
Poiche, dunque, il dovere ci spingeva a questo nostro ufficio, non abbiamo
potuto fare a meno di porgere ascolto a tanti e cosi grandi clamori.
Finalmente, la voce pubblica e la clamorosa denunzia del suddetto re,
di duchi, conti, baroni ed altri nobili, del clero e del popolo del regno
francese, che vengono alla nostra presenza proprio a questo scopo, sia
personalmente che per mezzo di procuratori o di rappresentanti, ha fatto
giungere alle nostre orecchie - lo diciamo con dolore - che il maestro,
i priori ed altri frati di quest'ordine, e l'ordine stesso, in se, erano
coinvolti in questi ed in altri crimini, e che cio e provato da molte
confessioni, attestazioni e deposizioni dello stesso maestro, del visitatore
di Francia e di molti priori e frati dell'ordine davanti a molti prelati
e all'inquisitore per l'eresia - deposizioni fatte e ricevute nel regno
di Francia previo interessamento dell'autorita apostolica, redatte in
pubblici documenti, e mostrate a noi e ai nostri fratelli. Inoltre, questa
fama e queste voci clamorose erano divenute cosi insistenti, ed avevano
lasciato chiaramente capire, contro l'ordine stesso e contro i singoli
membri, che la cosa non poteva ormai esser piu oltre trascurata senza
grave scandalo e tollerata senza imminente pericolo per la fede, noi,
seguendo le orme di colui, di cui, benche indegni, facciamo le veci, qui
in terra, abbiamo creduto bene dover procedere ad una inchiesta. Abbiamo,
quindi, fatto venire alla nostra presenza molti priori, sacerdoti, soldati,
ed altri frati di quest'ordine di non poca fama; abbiamo fatto prestar
loro giuramento, li abbiamo scongiurati pressantemente per il Padre, il
Figlio e lo Spirito Santo, invocando il divino giudizio, che in virtu
di santa obbedienza - dato che si trovavano ora in luogo sicuro ed adatto,
dove non c'era assolutamente nulla da temere, nonostante le confessioni
fatte da essi dinanzi ad altri, per le quali noi non volevamo che ne derivasse
qualche danno a coloro che le avevano fatte - dicessero sulla questione
accennata la pura e semplice verita. Li abbiamo quindi interrogati su
questo argomento e ne abbiamo esaminati settantadue. Ci assistevano con
attenzione molti dei nostri fratelli cardinali; abbiamo fatto redigere
in documento autentico le loro confessioni per mano di un notaio alla
presenza nostra e dei nostri fratelli, e poi, dopo qualche giorno, le
abbiamo fatte leggere alla loro presenza in Concistoro, e le abbiamo fatte
esporre nella lingua volgare, a ciascuno di essi, che confermandole espressamente
e spontaneamente le approvarono cosi come erano state recitate.
Dopo cio, volendo indagare personalmente su questa questione col maestro
generale, con il visitatore di Francia e con i principali priori dell'ordine,
ordinammo allo stesso maestro generale e al visitatore d'oltremare, e
ai priori maggiori di Normandia, d'Aquitania e della provincia di Poitiers
di presentarsi a noi che eravamo a Poitiers. Molti, pero, erano infermi,
in quel tempo, e non potevano cavalcare, ne esser condotti agevolmente
alla nostra presenza. Noi, allora, volendo conoscere la verita su tutto
quanto e se fossero vere le loro confessioni e deposizioni, rese all'inquisitore
per l'eresia nel suddetto regno di Francia, alla presenza di alcuni pubblici
notai e di molte altre oneste persone, e presentate a noi e ai cardinali
dallo stesso inquisitore, demmo l'incarico e ordinammo ai nostri diletti
figli Berengario, allora cardinale del titolo dei SS. Nereo ed Achilleo,
ora vescovo di Frascati, Stefano, cardinale del titolo di S. Ciriaco alle
Terme, e Landulfo cardinale del titolo di Sant'Angelo,
della cui prudenza, esperienza e fedelta, abbiamo illimitata fiducia,
perche essi col suddetto maestro generale, col visitatore e coi priori,
sia contro di essi e le singole persone dell'ordine, sia contro l'ordine
in quanto tale, cercassero di scoprire la verita e di farci sapere quanto
avessero trovato a questo riguardo e ci riferissero e presentassero le
loro confessioni e deposizioni, messe per iscritto, per mezzo di pubblico
notaio, pronti a concedere allo stesso maestro, al visitatore e ai priori
il beneficio dell'assoluzione dalla sentenza di scomunica, in cui avrebbero
dovuto incorrere per i suddetti delitti se fossero risultati veri, qualora
l'avessero chiesta umilmente e devotamente, come avrebbero dovuto. I cardinali,
recandosi personalmente dal maestro generale, dal visitatore e dai priori,
esposero il motivo della loro venuta. E poiche le persone di questi e
degli altri Templari che si trovavano nel regno di Francia ci erano state
presentate come persone che liberamente e senza timore di nessuno avrebbero
manifestato pienamente e sinceramente la verita agli stessi cardinali,
questi ingiunsero loro di far cio in nome dell'autorita apostolica. Allora
il maestro generale, il visitatore e i priori della Normandia, d'oltremare,
d'Aquitania, della provincia di Poitiers, alla presenza dei tre cardinali,
di quattro pubblici notai, e di molte altre persone degne di rispetto,
prestato giuramento sui santi Evangeli, che, sull'argomento in questione
avrebbero detto la pura e completa verita, alla loro presenza, uno per
uno, liberamente, spontaneamente, senza alcuna costrizione o terrore,
fecero la loro deposizione, e fra le altre cose confessarono di aver negato
Cristo e di aver sputato sulla croce, quando furono ricevuti nell'ordine
di Templari; e alcuni di essi confessarono anche di aver ricevuto molti
frati nella stessa forma, esigendo, cioe, che si negasse Cristo e si sputasse
sulla Croce. Alcuni di essi hanno confessato anche altri fatti orribili
e vergognosi, che al presente taciamo. Dissero anche e confessarono che
quanto era contenuto nelle confessioni e deposizioni da loro fatte dinanzi
all'inquisitore suddetto, era vero.
Queste confessioni e deposizioni del maestro generale, del visitatore
e dei priori, redatte in pubblico documento da quattro notai pubblici,
alla presenza dello stesso maestro, visitatore e priori e di altre persone
degne di fede, e solo dopo aver lasciato trascorrere lo spazio di alcuni
giorni, furono lette agli stessi, per ordine e alla presenza dei cardinali,
ed inoltre tradotte a ciascuno di essi nella propria lingua. Essi le riconobbero
per proprie ed espressamente e spontaneamente le approvarono, cosi com'erano
state recitate.
Da queste confessioni e deposizioni, essi, in ginocchio e con le mani
congiunte, umilmente, devotamente e con abbondante effusione di lacrime,
chiesero ai cardinali l'assoluzione dalla scomunica, nella quale erano
incorsi per i delitti predetti. I cardinali, poiche la chiesa non chiude
mai il suo grembo a chi ritorna, appena il maestro, il visitatore e i
priori ebbero abiurato l'eresia concessero ad essi per nostra autorita,
e nella forma consueta della chiesa, il beneficio dell'assoluzione; quindi,
tornando alla nostra presenza, ci presentarono le confessioni e le deposizioni
del maestro, del visitatore e dei priori, redatte in pubblico documento,
da persone pubbliche, com'e stato detto, e ci riferirono quello che avevano
fatto coi suddetti maestro, visitatore e priori.
Da queste confessioni e deposizioni trovammo che spesso il maestro, il
visitatore della Terra d'oltremare e questi priori della Normandia, dell'Aquitania
e della regione di Poitiers, anche se alcuni maggiormente ed altri meno,
avevano mancato gravemente. E considerando che delitti cosi orrendi non
avrebbero potuto ne dovuto esser lasciati impuniti, senza far ingiuria
a Dio onnipotente e a tutti i cattolici, chiesto consiglio ai nostri fratelli
cardinali, pensammo che si dovesse fare un'inchiesta per mezzo degli ordinari
locali e di altre persone fedeli e sagge, da deputarsi a cio, sui singoli
membri dello stesso ordine, e sull'ordine come tale, per mezzo di inquisitori
appositamente deputati.
Dopo di cio, sia gli ordinari che quelli da noi deputati contro i singoli
membri dell'ordine e gli inquisitori per l'ordine nel suo insieme hanno
svolto indagini in ogni parte del mondo e le hanno infine rimesse al nostro
esame. Di esse, parte furono lette con ogni diligenza ed esaminate con
cura da noi in persona e dai nostri fratelli cardinali di santa romana
chiesa, le altre, da molti uomini coltissimi, prudenti, fedeli, col santo
timore di Dio nel cuore, zelanti della fede cattolica, e pratici, sia
prelati che non prelati, presso Malaucene, nella diocesi di Vaison.
Dopo cio, giunti a Vienne, essendo gia presenti moltissimi patriarchi,
arcivescovi, vescovi eletti, abati, esenti e non esenti, ed altri prelati,
ed inoltre procuratori di prelati assenti e di capitoli, ivi radunati
per il concilio da noi convocato, Noi, dopo la prima sessione tenuta con
i predetti cardinali, prelati, procuratori, in cui credemmo bene esporre
loro le cause della convocazione del concilio, - poiche era difficile,
anzi impossibile che i cardinali e tutti i prelati e procuratori, convenuti
nel presente concilio, potessero raccogliersi alla nostra presenza per
trattare sul modo di procedere riguardo al problema dei frati del predetto
ordine - per nostro ordine dal numero complessivo dei prelati e dei procuratori
presenti al concilio, furono scelti concordemente alcuni patriarchi, arcivescovi,
vescovi, abati, esenti e non esenti, ed altri prelati e procuratori di
ogni parte della cristianita, di qualsiasi lingua, nazione, regione, tra
i piu esperti, discreti, adatti a dare un consiglio in tale e cosi importante
questione e a trattare con noi e con i suddetti cardinali un fatto cosi
importante. Quindi abbiamo fatto leggere attentamente, dinanzi ai prelati
e ai procuratori, per piu giorni, finche essi vollero ascoltare, le attestazioni
raccolte di cui abbiamo parlato, riguardanti l'inchiesta sull'ordine predetto,
nella sede del concilio, cioe nella chiesa cattedrale; e in seguito queste
stesse attestazioni e i riassunti che ne sono stati fatti sono state viste,
lette attentamente ed esaminate da molti venerabili cardinali, dal patriarca
di Aquileia, da arcivescovi e vescovi presenti al concilio, scelti e destinati
a cio da quelli che erano stati eletti del concilio con grande diligenza
e sollecitudine.
A questi cardinali, pertanto, patriarchi, arcivescovi, vescovi, abati,
esenti e non esenti, agli altri prelati e procuratori, eletti proprio
per questa questione, quando furono alla nostra presenza fu da noi rivolto
il quesito in segreto, come si dovesse procedere in tale problema, tanto
piu che alcuni Templari si offrivano a difendere il loro ordine. Alla
maggior parte dei cardinali e quasi a tutto il concilio, a quelli cioe
che, come abbiamo detto, erano stati eletti dal concilio, e per questa
questione rappresentano il concilio intero, insomma alla grande maggioranza,
circa quattro quinti di quelli che si trovavano al concilio da ciascuna
nazione, sembro indubitato - e i prelati in questione e i procuratori
diedero in tal senso il loro parere - che si dovesse concedere a quell'ordine
il diritto di difesa, e che esso, sulla base di cio che era stato provato
fino a quel momento, non potesse esser condannato per quelle eresie a
proposito delle quali erano state fatte le indagini contro di esso, senza
offesa di Dio e oltraggio del diritto. Alcuni, invece, dicevano che quei
frati non dovevano essere ammessi a difendere l'ordine, e che noi non
dovevamo concedere ad essi (tale) facolta. Se, infatti, dicevano, si permettesse
e si concedesse la difesa dell'ordine, ne seguirebbe un pericolo per la
questione stessa e non poco danno per l'aiuto alla Terra Santa. E aggiungevano
molte altre ragioni.
Ora, e vero che dai processi svolti contro quest'ordine, esso non puo
canonicamente esser dichiarato eretico con sentenza definitiva; ma lo
stesso ordine, a causa di quelle eresie che gli vengono attribuite ha
conseguito una pessima fama. Moltissimi suoi membri, tra cui il maestro
generale, il visitatore di Francia e i priori piu in vista, attraverso
le loro confessioni spontanee fatte a riguardo di queste eresie sono state
convinti di errori e delitti e, inoltre, le confessioni predette rendono
questo ordine molto sospetto, e questa infamia e questa diffidenza lo
rendono addirittura abominevole e odioso alla chiesa santa di Dio, ai
suoi prelati, ai suoi re, ai principi cristiani e agli altri cattolici.
Inoltre, si puo verisimilmente credere che da ora in poi non si troverebbe
persona disposta ad entrare in quest'ordine, e che quindi esso diverrebbe
inutile alla chiesa di Dio e al proseguimento dell'impresa della Terra
Santa, al cui servizio era stato destinato. Poiche dal rinvio della decisione,
cioe dalla sistemazione di questa faccenda - alla cui definizione e promulgazione
era stato da noi assegnato per i frati di quest'ordine un termine nel
presente concilio - seguirebbe la totale perdita, distruzione e dilapidazione
dei beni del Tempio, che da tempo sono stati offerti, legati, concessi
dai fedeli di Cristo in aiuto della Terra Santa e per combattere i nemici
della fede cristiana; considerato che secondo alcuni si deve promulgare
subito la sentenza di condanna contro l'ordine dei Templari per i loro
delitti, e secondo altri invece non si potrebbe sulla base dei processi
gia fatti contro lo stesso ordine, emettere sentenza di condanna, noi,
dopo lunga e matura riflessione, avendo dinanzi agli occhi unicamente
Dio e guardando solo all'utilita della Terra Santa, senza inclinare ne
a destra ne a sinistra, abbiamo pensato bene doversi scegliere la via
della decisione e della sistemazione, attraverso la quale saranno tolti
gli scandali, saranno evitati i pericoli, e saranno conservati i beni
in sussidio della Terra Santa.
L'infamia, il sospetto, le clamorose relazioni e le altre cose gia dette,
tutte a sfavore dell'ordine, ed inoltre l'ammissione nascosta e clandestina
dei frati dello stesso ordine, la differenza di molti di quei frati dal
comune comportamento, dal modo di vivere e dai costumi degli altri cristiani,
specie poi per il fatto che ammettendo nuovi membri li obbligavano a non
rivelare il modo della loro ammissione, e a non uscire dall'ordine, inducono
a presumere contro di loro. Riflettendo, inoltre, che da tutto cio e nato
contro quest'ordine un grave scandalo, che difficilmente potrebbe esser
messo a tacere se l'ordine continuasse ad esistere e considerando i pericoli
per la fede e per le anime, e gli orribili numerosi misfatti della maggior
parte dei frati dello stesso ordine e molte altre giuste ragioni e cause
ci siamo dovuti risolvere alle decisioni che seguono. La maggior parte
dei cardinali, e almeno quattro quinti di quelli che sono stati eletti
da tutto il concilio ha ritenuto piu conveniente, vantaggioso e utile
per l'onore di Dio, per la conservazione della fede cristiana, per l'aiuto
alla Terra Santa e per molte altre giuste ragioni che si seguisse piuttosto
la via di un provvedimento della sede apostolica, sopprimendo l'ordine
e assegnando i beni all'uso cui erano destinati, provvedendo anche salutarmente
alle persone dello stesso ordine, che non quella del rispetto del diritto
alla difesa, e della proroga di questa questione. Anche in altri casi,
pur senza colpa dei frati, la chiesa romana qualche volta ha soppresso
ordini di importanza assai maggiore per motivi senza paragone piu modesti
di quelli accennati, pertanto con amarezza e dolore, non con sentenza
definitiva, ma con provvedimento apostolico, noi, con l'approvazione del
santo concilio, sopprimiamo l'ordine dei Templari, la sua regola, il suo
abito e il suo nome, con decreto assoluto, perenne, proibendolo per sempre,
e vietando severamente che qualcuno, in seguito, entri in esso, ne assuma
l'abito, lo porti, e intenda comportarsi da Templare.
Se poi qualcuno facesse diversamente, incorra la sentenza di scomunica
ipso facto.
Quanto alle persone e agli stessi beni, li riserviamo a disposizione nostra
e della sede apostolica. E ne disporremo, con la grazia divina, ad onore
di Dio, ad esaltazione della fede cristiana e per il prospero stato della
Terra Santa, prima della fine di questo concilio. E proibiamo assolutamente
che chiunque, di qualsiasi condizione o stato esso sia, si intrometta
in qualsiasi modo in cio che riguarda tali persone o tali beni, faccia,
innovi, tenti qualche cosa che porti pregiudizio, in cio, a quanto noi,
conforme a quanto abbiamo detto, ordineremo o disporremo, e stabiliamo
fin da questo momento che sara senza alcun valore e del tutto vano, se
qualcuno diversamente - consapevolmente o senza saperlo - tentera qualche
cosa.
Con cio, tuttavia, non vogliamo che si deroghi ai processi fatti o da
farsi circa le singole persone degli stessi Templari dai vescovi diocesani
o dai concili provinciali, conforme a quanto noi abbiamo con altre disposizioni
ordinato.
Vienne,
22 marzo (1312), anno settimo del nostro pontificato.
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